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Serenitá. A San Zenon, vicino a’ confini, principiò a farmi regalar Sua Altezza di rinfrescamenti in quel luogo. Agl’istessi confini poi trovai il conte Ridolfo Ippoliti da Gazoldo, mandato dal signor duca ad incontrarmi, cavalliere di molta qualitá e del quale non si serve Sua Altezza se non in occasione di rilevante negozio, come ha fatto nelli ultimi travagli, che lo ha mandato per suo ambassatore a Cesare, in Spagna ed in Francia. Aveva questo cavalliere con lui sei carrozze del signor duca, cento cavalli leggieri della guardia medesimamente di Sua Altezza. Trovai parimente ai confini il residente Antelmi, secretano di Vostra Serenitá in Mantova, che, conforme alla devozion della sua casa, fa il suo debito in quella corte ed il servizio dell’Eccellenze Vostre con molto spirito. Aveva questo in sua compagnia un figliuolo del signor Giovan Francesco Secco, secretano di questo eccellentissimo senato, il quale con molto interesse suo procura che questo giovinetto vada apprendendo cognizione e lume delle cose, perché, avendolo destinato alla cancelleria di Vostra Serenitá, possa con frutto del publico servizio vedersi di lui quella consolazione che ogni padre desidera de’figliuolini. E veramente io l’ho trovato pieno di una indicibile modestia e creanza, di molto intendimento e discrezione; onde, come non ho potuto tacere questo poco di lui all’Eccellenze Vostre, cosí posso assicurarle che siano per aver col tempo un buono e fruttuoso ministro, che assomiglierá nel valore e nei costumi compitamente al padre ed a tutti della sua casa.

Ora, seguitando il discorso, compii meco il conte in nome del signor duca, né cessò, per quel tempo che continuassimo insieme il resto di quel viaggio, di attestarmi l’obligazione ed osservanza del signor duca verso la Serenitá Vostra. Un miglio in circa fuori della cittá mi aspettava il signor don Vicenzo con molto numero di cavallieri, carrozze e cavalli; e, passato in nome del signor duca e suo un affettuoso e riverente complimento, mi ricevè a mano dritta; ed, entrato nella sua carrozza, facessimo l’ingresso in Mantova con molta pompa e solennitá, e mi accompagnò fin all’appartamento destinatomi in castello nel proprio palazzo del signor duca e infine nell’ultima stanza,