Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. I, 1912 – BEIC 1904739.djvu/175

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relazione di gioanni da mulla 169

da lui cosí grande e piena sodisfazione, che, come sarò in obligo di amarlo in eterno, cosí con tutto l’affetto possibile lo raccomando alla benignitá di questo eccellentissimo senato, come a quello che sopra ogni altro principe si è sempre dimostrato largo riconoscitore di chi onoratamente e fedelmente lo serve.

Di me, serenissimo Principe, illustrissimi ed eccellentissimi signori, averò poco che dire, anzi, molto piú sanamente parlando, averò molto che tacere, perché molte sono state le cose nelle quali conosco aver mancato in questo servizio. È ben vero che, se il mio scarso talento ed il mio deboi potere s’avessero potuto riempir dell’ardor e dell’efficacia della volontá, la Serenitá Vostra sarebbe restata compitamente servita, ed a me, benché scrupoloso, non sarebbe avanzato che bramar di avantaggio. Ma tutti non possono tutte le cose, ed io sopra tutti, con mia estrema mortificazione, mi conosco di forze e di attitudine sommamente manchevole e diffettoso. Chiamo però Dio benedetto in testimonio di non aver tralasciato opera, fatica o diligenzia, per essequir compitamente il mio debito e le commissioni di Vostra Serenitá. Ho applicato tutto il spirito, tutto l’animo, tutto l’affetto e tutto ’l studio per persuader il signor duca di Mantova all’accommodamento con Savoia e per introdur, conforme a’ publici commandamenti, alcun principio di ire fra questi principi: ora persuadendo a Sua Altezza l’interesse di tutta questa provincia, ora il particolar del proprio della sua casa, ora la gloria che s’averebbe avanzato presso i principi tutti, ora il bisogno grande che ne avevano i suoi sudditi, ora lodando i suoi concetti, ora considerandoli i contrari, ora toccandoli il punto delle descendenze, ora quello di patimenti e travagli delle guerre; ed insomma, in quel poco tempo che mi son fermato a quella corte, non ho lasciato mezo intentato, che avesse potuto giovare alla causa ed al beneficio commune. E se bene non s’è potuto conseguire il fine desiderato, si è però cavato dal signor duca quel piú che si ha potuto intorno a’ suoi pensieri, come giá scrissi ed ho anco toccato in questo presente discorso.