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se n’ha doluto grandemente ed apertamente. Queste disunion e dispareri fra il duca di Ferrara e di Fiorenza sono in un certo modo nutrite e fomentate assai per causa dei lucchesi, che sono confinanti col Stado dell’uno e dell’altro di questi principi. I quali lucchesi si sforzano con ogni mezzo e con ogni offizio di tenersi amico e benevolo esso duca di Ferrara, perché, dubitando che ’l duca di Fiorenza un giorno non voglia impatronirsi di quella cittá, come ha fatto di Pisa e di Siena, sperano che questo duca debba aiutarli; cosí per esserli confinanti ed in confini ove il duca di Ferrara ha cosí bella e principal parte del suo Stado, come è la Grafignana, la qual per non aver alcuna fortezza resteria aperta ed in poter del duca di Fiorenza, se fusse patron di Lucca; come che, per esser questa gara ed emulazione fra l’un duca e l’altro, credono che il duca di Ferrara non potrá mai vedere volentieri che Fiorenza s’aggrandisca tanto, e massime in quella parte. Per questo rispetto e per questo timor i lucchesi, come ho detto, non lasciano indietro alcun offizio col quale si possino far grati a questo duca, e sopportano anche qualche volta pazientemente qualche ingiuria che li sia fatta, come fu quella che fu fatta al suo ambasciatore due giorni prima che io giongessi in Ferrara, che fu questa: che trovandosi a una ceremonia gli ambasciatori di Polonia, di Fiorenza e di Lucca e sentando questi tre uno appresso l’altro, sopragiunse l’ambasciator d’Urbino, il quale, se bene v’era un’altra sedia vuota appresso di quelle, non volse sentare, dolendosi che l’ambasciatore di Lucca gli avesse tolto il suo luogo. Il che essendogli inteso, venne uno, che aveva il carico della ceremonia, e fece levar l’ambasciator di Lucca e dar luogo a quel d’Urbino, se ben questo paresse assai grave all’ambasciator di Lucca, il quale afferma che il suo luogo doveva esser stato avanti quel di Urbino. Ha però voluto dissimularlo e non è restato dopoi per venir sempre a tutte l’altre ceremonie, dando sempre luogo all’ambasciator d’Urbino.

Ch’animo abbia questo duca verso la Serenitá Vostra, credo che, tenendolo per principe savio, come vien tenuto, e di buon discorso, si debbi presupponer che sia bonissimo, potendo esso