Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. I, 1912 – BEIC 1904739.djvu/33

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relazione di emilio maria manolesso 27


Avendo fin qui ragionato in generale dello Stato e paese di Sua Eccellenza, parmi conveniente discendere a’ particolari. E per dir prima alcune cose di Ferrara, saprá Vostra Serenitá che Ferrara è cittá grande. Ha di circuito sei in sette miglia ed è tenuta inespugnabile, poiché da una parte, ove è da mure vecchie circondata, è difesa dal Po, che, essendo di larghezza 100 passi in circa e per l’ordinario molto profondo, la rende sicura: il rimanente è guardata da bellissimi baloardi, da grossa cortina, da sodo terrapieno, da larghe e profonde fosse. Ha commoditá di far retirata. Alle, quali cose tutte s’aggiunge che, per esser il terrapieno umido e paludoso, non può esser minata e il campo nemico, dalla parte specialmente di Francolino, non si potria accostare, non tanto per la spianata che dá gran commodo a’ bombardieri di offendere, quanto per l’acqua con la quale Sua Eccellenza può obligare quelle pianure.

La cittá è nobilissima e una delle maggiori e piú onorate d’Italia ed è divisa in Terra vecchia e nuova: Terra vecchia è dalle mure vecchie sino alla strada della Zudecca, ove anticamente solevano esser le feste, e vi si veggono le vestigge delle mure vecchie e antiche; Terra nuova è dalla Zudecca alle mure nuove. È divisa in quattro strade principali: Giara, Via grande, Zudecca e Via San benedetto, che, essendo larghissime, dritte e lunghissime uno o doi miglia Luna dilettano assai l’occhio de’ riguardanti per la lunghezza. Poi vi sono cinque strade belle assai: quella di San Rocco, quella di San Spirito, quella di San Guglielmo, quella di San Biasio e principalmente quella degli Angeli, che, dal castello sino alla porta nominata parimente degli Angeli, è d’ogni parte ornata di magnifici edifizi e sopra tutte le altre rende maravigliosa vista nel quadricio dei Diamanti, ove si scuopre la longhezza della cittá e la larghezza sino al castello. E in ciascuno angolo del quadricio vi è un superbo palazzo: dell’illustrissimo cardinale d’Este, incrostato de’ marmi lavorati a diamante, l’altro dell’illustrissimo signor don Alfonso, il terzo de’ conti Turchi e il quarto di alcuni gentiluomini de’ castelli. Nel mezzo della cittá è il castello, abitazione di Sua Eccellenza, molto onorato e capace d’ogni gran corte: vi sono stalle