Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. I, 1912 – BEIC 1904739.djvu/61

Da Wikisource.

relazione di bernardo navagero 55

che al primo aspetto ognuno se li affeziona, ma però talmente che, insieme con quell’affezione, lo conosce degno di esser riverito. Ha movimenti d’occhi e di tutto il resto molto gravi, e tutti da principe; e finalmente ogni sua parte, quanto al corpo, dimostra esser nato alle grandezze. Esso ha, come cardinale, d’entrata circa 20.000 scudi: il vescovato di Mantova che gli dá 7000 scudi, l’abbazia d’Acquanegra 1000 scudi, il vescovato in Spagna 5000 scudi, l’abbazia del Flonego 2000; di patrimonio 3000, perché, avendogli il signor suo padre lasciato 8000 scudi, gli diede questa condizione: che quando avesse benefizi di valuta di 8000 scudi, lasciasse li 5 e restasse solo in 3. L’abbazia di Lucedio in Monferrá 5000, per la quale sono state tante liti tra Sua Santitá e questo reverendissimo cardinale; il quale mi disse che, conoscendo Nostro Signore costante nelle sue opinioni e molto gran principe rispetto a lui, s’era risoluto di far tutto quello che volesse Sua Santitá, dicendomi: — Ambasciatore, io ho tal cura di questo mio nipote che, non solamente per 1000 scudi, che tanto è la nostra controversia, e per 3000 di contadi, che possono importare gli usufrutti, ma per molto maggior somma, ho deliberato voler cedere tutte le mie ragioni a Sua Santitá, perché io stimo che faccia per me, e come cardinale e come tutore di questo mio nipote, tórre ogni occasione al pontefice di poter essere ragionevolmente nemico ed a me ed a lui. Perché, a ciò che voi sappiate in tutto, questa abbazia non vai piú di 7000 scudi, benché altre volte valesse molto piú; delli quali due ne sono obligati alla mensa de’ monaci, due altri se ne vanno in diverse pensioni a diversi gentiluomini; di maniera che la difficultá che mi fa Nostro Signore è di solo 1000 ducati, volendo che la metá dell’entrata sia di monsignor reverendissimo Farnese. E però io ho scritto ultimamente a Roma che si faccia tutto quello che vorrá Sua Santitá. —

Queste cose, dette da me sinora di questo illustrissimo cardinale, ancora che siano da esser stimate grandemente, sono però tali, che in esse si può conoscere piú presto la benignitá della fortuna e perciò ringraziarla, che laudare alcuna particolare