Pagina:Verga - Eva.djvu/153

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Ahimè! il domani, allorchè la vidi sotto le povere cortine del mio letto, allorchè ebbe freddo e non ebbi altro da metterle sui piedi che il mio paletò, allorchè accese il fuoco del mio camino e si insudiciò le mani e tossì due o tre volte pel fumo, allorchè dovette trascurare i suoi capelli per fare il caffè, provai un dolore nuovo e come una spaventosa sorpresa: mi parve che la fata fosse svanita, e non rimanesse più che una bella donnina ma io avevo bisogno di adorarla!

Un demone maligno si assise sogghignando al capezzale del mio letto sin dalla prima notte, per strascinare nel volgare e nel ridicolo tutte le mie illusioni.

La realizzazione dei miei castelli in aria era diventata la sorgente di mille fastidii, di mille sorprese, ed anche di mille dolori.