Pagina:Verne - Racconti fantastici, 1874.pdf/100

Da Wikisource.
102 mastro zaccaria.

con passo rapido. Giunse ad una vecchia porta tarlata che cadde a’ suoi colpi, mentre i pipistrelli tracciavano obbliqui cerchi intorno al suo capo. Vide un’immensa sala, meglio conservata delle altre. Alti riquadri scolpiti ne vestivano le muraglie, su cui larve e tarasche sembravano agitarsi confusamente. Alcune finestre lunghe e strette, simili a feritoie, tremavano all’impeto della bufera.

Mastro Zaccaria giunto nel mezzo di quella sala mandò un grido di gioia. Sopra un sostegno di ferro addossato alla muraglia riposava l’orologio in cui oramai era ridotta tutta la sua vita. Quel capolavoro senza uguale rappresentava una chiesa romana coi contrafforti di ferro battuto e col campanile massiccio in cui era una soneria completa per l’antifona del giorno, l’angelus, la messa, i vespri, compieta e benedizione. Sopra la porta della chiesa che si apriva all’ora degli uffici, era un rosone, nel centro del quale si movevano due frecce, ed il cui archivolto riproduceva le dodici ore del quadrante scolpite in rilievo. Fra la porta ed il rosone, come aveva raccontato la vecchia Scolastica, appariva in un quadro di rame una massima relativa all’uso d’ogni istante della giornata. Mastro Zaccaria aveva un tempo regolato questa successione di massime con una sollecitudine del tutto cristiana. Le ore della preghiera, del lavoro, del pasto, della ricreazione e del riposo si seguivano secondo la disciplina religiosa e dovevano infallibilmente formare la salvezza d’un osservatore scrupoloso delle loro raccomandazioni.

Mastro Zaccaria, ebbro di gioia, stava per impadronirsi di quell’orologio, quando intese alle spalle un riso spaventoso.

Si volse, ed alla luce d’una lampada fumosa riconobbe il vecchietto di Ginevra.

«Voi qui! esclamò egli.

Geranda ebbe paura e si strinse contro il fidanzato.

«Buon giorno, mastro Zaccaria, disse il mostro.

— Chi siete voi?

— Il signor Pittonaccio per servirvi, venite a darmi la vostra figliuola, avete ricordato le mie parole: «Geranda non sposerà Aubert.»