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capitolo i. 127


Il pazzo era scomparso nello spazio.

Il pallone salì ad incommensurabile altezza. Si udì un’orribile scricchiolìo, il gas troppo dilatato aveva sfondato l’invoglio. Chiusi gli occhi.... Alcuni istanti dopo un calore umido mi rianimò. Ero in mezzo alle nuvole infocate. Il pallone girava con una vertigine spaventosa. Spinto dal vento percorreva cento leghe all’ora nella sua corsa orizzontale ed i baleni mi si incrociavano intorno.

Pur la mia caduta non era rapidissima. Quando riaprii gli occhi, vidi la campagna. Ero a due miglia dal mare e l’uragano mi vi spingeva con impeto, quando una brusca scossa mi fè lasciare le reti. Le mie mani si aprirono, una corda scivolò rapidamente fra le mie dita e mi trovai a terra.

Era la corda dell’ancora che, strisciando sul suolo, si era impigliata in un crepaccio, ed il mio pallone alleggerito un’ultima volta andò a perdersi al di là dei mari.

Quando risensai ero coricato in casa d’un contadino ad Harderwick, piccola città della Gueldre a quindici leghe da Amsterdam, sulle sponde dello Zuyderzee.

Un miracolo mi aveva fatto salvata vita, ma il mio viaggio non era stato che una serie di imprudenze commesse da un pazzo ed a cui io non aveva potuto rimediare.

Questo terribile racconto istruisca coloro che mi leggono, ma non scoraggi adunque gli esploratori delle vie dell’aria.



fine.