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26 un capriccio del dottor ox.


Pronunciando queste parole in tono di minaccia, i due notabili, colle braccia incrociate, coi capelli ritti, guardavano in faccia il dottor Ox, pronti a dargli una lezione, se un gesto, meno che un gesto, un’occhiata, avesse potuto far supporre in lui l’intenzione di contrastare.

Ma il dottore non battè ciglio.

«In ogni caso, signore, soggiunse il borgomastro, intendo rendervi responsabile di quanto accade in casa vostra, sono garante io della tranquillità di questo paese e non voglio che sia turbata. Gli avvenimenti di ieri non si devono rinnovare, altrimenti farò il mio dovere, signore. Avete inteso? rispondete, signore.

Così parlando, il borgomastro, dominato da uno straordinario eccitamento, sollevava la voce fino al diapason della collera.

Era proprio furioso il degno van Tricasse, e certo si dovette intenderlo di fuori. Finalmente, fuori di sè, vedendo che il dottore non rispondeva alle sue provocazioni, disse:

«Venite, Niklausse.

E chiudendo la porta con una violenza che fece tremare la casa, si tirò dietro il consigliere.

A poco a poco, quand’ebbero fatto una ventina di passi nella campagna, i degni notabili si calmarono e rallentarono l’andatura.

L’illuminazione dei loro volti si spense, di rossi divennero rosati.

Ed un quarto d’ora dopo aver lasciato l’officina, van Tricasse diceva dolcemente al consigliere Niklausse: «che uomo amabile questo dottor Ox! Lo vedrò sempre con molto piacere.»