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capitolo vi. 33

durrò la signora van Tricasse ed anche nostra figlia Suzel e la nostra cara Tatanemanzia, che vanno matte per la bella musica.

— La signorina Suzel verrà? domandò il consigliere.

— Senza dubbio, Niklausse.

— Allora mio figlio Franz sarà uno dei primi ad intervenire, rispose Niklausse.

— Giovinotto ardente, rispose sentenziosamente il borgomastro, testa calda; bisogna tenerlo d’occhio, Niklausse.

— Egli ama, van Tricasse, ama la vostra leggiadra Suzel.

— Ebbene, Niklausse, la sposerà; dal momento che siamo intesi di fare questo matrimonio, che può egli domandare di più?

— Non domanda nulla, van Tricasse, non domanda nulla questo caro figliuolo; ma dopo tutto — non dico di più — non sarà l’ultimo a prendere il suo biglietto.

— Ah! viva ed ardente gioventù! rispose il borgomastro sorridendo alle sue memorie; noi pure siamo stati così, mio degno consigliere, abbiamo amato anche noi! Ai nostri tempi ci siamo affrettati ad andare al teatro anche noi! A questa sera adunque. A questa sera! E, giusto, sapete che è un grande artista codesto Fioravanti! e quali accoglienze gli furon fatte nelle nostre mura! Egli non dimenticherà per un pezzo gli applausi di Quiquendone.

Si trattava in fatti del celebre tenore Fioravanti, che per il talento artistico, per il metodo perfetto, per la voce gradevole destava nei dilettanti della città un vero entusiasmo.

Da tre settimane Fioravanti aveva ottenuto successi immensi negli Ugonotti; primo atto, interpretato secondo il gusto dei Quiquendonesi, aveva occupato tutta una serata della prima settimana del mese. Un’altra serata della seconda settimana, allungata da infiniti andanti, aveva valso al celebre cantante una vera ovazione. Il successo era cresciuto ancora al terzo atto del capolavoro di Meyerbeer, ma si aspettava Fioravanti al quarto atto, e quel quarto atto doveva essere rappresentato in quella sera appunto davanti ad un pubblico impa-