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80 mastro zaccaria.

la scienza rimase quasi stazionaria. I maestri lavorarono meglio negli ornamenti che nella meccanica, e fu il tempo dei begli orologi di ferro, di ottone, di legno, d’argento, scolpiti finamente come un vasoio di Benvenuto Cellini. Si aveva un capolavoro di cesello che misurava il tempo molto imperfettamente, ma si era paghi di aver un capolavoro.

Quando l’immaginazione dell’artista non si volse più alla perfezione plastica, s’ingegnò a creare quegli orologi a personaggi mobili, a sonerie melodiche regolate in molte piacevoli maniere; ma chi allora si dava pensiero di regolare il movimento del tempo? I termini di dritto non erano inventati, le scienze fisiche ed astronomiche non stabilivano i loro calcoli sopra misure scrupolosamente esatte; non vi erano nè stabilimenti che chiudessero ad ora fissa, nè convogli che partissero al minuto preciso; alla sera si suonava il coprifoco e nella notte si gridavan le ore nel silenzio. Certo si viveva meno, se l’esistenza si misura dalla quantità dei negozi fatti, ma si viveva meglio. Lo spirito si arricchiva di quei nobili sentimenti nati dalla contemplazione dei capilavori e l’arte non andava di corsa. Si costruiva una chiesa in due secoli; un pittore non faceva che pochi quadri in tutta la vita; un poeta non componeva che un’opera eminente, ma erano altrettanti capilavori destinati alla stima dei secoli.

Quando le scienze esatte fecero finalmente dei progressi, l’orologeria seguì il loro movimento, benchè fosse sempre arrestata da una insuperabile difficoltà, la misura regolare e continua del tempo.

Ora fu in mezzo a quello stagnamento che mastro Zaccaria inventò lo scappamento il quale permise di ottenere una regolarità matematica, assoggettando il movimento del pendolo ad una forza costante. Quest’invenzione aveva fatto girar la testa al vecchio orologiaio. L’orgoglio, salendogli al cuore come il mercurio nel termometro, aveva raggiunto la temperatura delle follie trascendenti. Per analogia, egli si era lasciato andare a conseguenze materialistiche, e fabbricando i suoi orologi, immaginava di aver colto il segreto dell’unione dell’anima col corpo.