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94 mastro zaccaria.


— Non avete dunque contato, soggiungeva la buona donna, i bei campanili in cui suonano gli orologi del mio padrone? Quante volte ha egli fatto suonare l’ora della preghiera e della messa!

— Senza dubbio, le si rispondeva; ma non ha egli inventato delle macchine che camminano da sole e che riescono a fare il lavoro d’un uomo vero?

— Forse che creature del demonio, soggiungeva Scolastica incollerita, avrebbero potuto eseguire quel bell’orologio di ferro del castello di Andernatt, che la città di Ginevra non fu tanto ricca da comperare? Ad ogni ora appariva una bella impresa, ed un cristiano che vi si fosse conformato sarebbe andato di filato in paradiso. Ed è opera del demonio questa?

Quel capolavoro fabbricato venti anni prima aveva in fatti portato alle nuvole la gloria di mastro Zaccaria, ma in quella occasione medesima le accuse di stregoneria erano state generali. Del resto il ritorno del vecchio alla chiesa di S. Pietro doveva ridurre le male lingue al silenzio.

Mastro Zaccaria, immemore senza dubbio della promessa fatta alla figliola, era tornato all’officina. Dopo di essersi visto impotente a ridonar la vita a’ vecchi orologi, risolvette di tentar di fabbricarne di nuovi. Abbandonò tutti quei corpi inerti e si pose all’opera per terminare l’orologio di cristallo che doveva essere il suo capolavoro, ma per quanto facesse, per quanto si servisse degli utensili più perfetti, per quanto adoperasse i rubini ed i diamanti adatti a resistere allo sfregamento, l’orologio gli si spezzò fra le mani la prima volta che volle dargli corda.

Il vecchio celò questo avvenimento a tutti, perfino alla figlia, ma quindi innanzi la sua vita declinò rapidamente; non erano più che le ultime oscillazioni d’un pendolo che vanno scemando quando nulla viene a rendere loro il primitivo movimento. Pareva che le leggi del peso, agendo direttamente sul vecchio, lo trascinassero irresistibilmente nella tomba.

La domenica, ardentemente desiderata da Geranda, giunse alla perfine. Bello era il tempo e la temperatura vivificante,