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nua, dico, sarà maggiore, quanto più vi saranno in uno Stato città popolatissime.

Certamente esser vi deve una proporzione in ogni Stato fra i Cittadini e il popolo della campagna. In uno Stato militare, e che abbia da temere o invasione dei nemici, o che mediti conquiste, si dovrà render più difficile la vita nella città, che nella campagna per moltiplicare a preferenza i coltivatori, essendo essi gli uomini meglio educati per le armate, ed essendo più difficile all’inimico l’impadronirsi d’un popolo, quanto egli è più diradato. Ma in una nazione che abbia poco a temere d’essere invasa, e che non aspiri a conquiste non sarà di nocumento l’aver molto popolo nelle città, essendo che queste portano in conseguenza una coltivazione delle terre sempre proporzionata alla consumazione, tosto che lo Stato le abbia naturalmente fecondabili.

Un filo d’erba la più comune mietuto sul prato è un pezzo di materia inerte, finchè resta isolato, ovvero raccolto in piccole masse; ma se si ammucchi un voluminoso acervo di quest’erbe recise, vedrassi nascere la fermentazione, schiudersi un calore, propagarsi un moto in tutta la mas-


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