Pagina:Versi di Giuseppe Giusti.djvu/225

Da Wikisource.

gingillino. 201


          Ma quel Giuda era un buffone,
               Un vilissimo figuro:
               Tu, vincendo il paragone,
               Mostrerai che a muso duro
               Si può vendere un Messia,
               Senza far la scioccheria
               Di morire a gozzo stretto
               E di rendere il sacchetto.


II.


Nel mare magno della Capitale,
     Ove si cala e s’agita e ribolle
     Ogni fiumana e del bene e del male;

Ove flaccidi vizi e virtù frolle
     Perdono il colpo nel cor semivivo
     Di gente doppia come le cipolle;

Ove in pochi magnanimi sta vivo,
     A vitupero d’una razza sfatta,
     Il buon volere e il genio primitivo;

E dietro a questi l’infinita tratta
     Del bastardume, che di sè fa conio,
     E sempre più si mescola e s’imbratta;

Col favor della Musa o del Demonio
     Che il crin m’acciuffa e là mi scaraventa,
     Entro e mi caccio in mezzo al Pandemonio.

O patria nostra, o fiaccola che spenta
     Tanto lume di te lasci, e conforti
     Chi nel passato sogna e si tormenta;