Pagina:Versi di Giuseppe Giusti.djvu/312

Da Wikisource.
288

IL CONGRESSO DE’ BIRRI.


DITIRAMBO.



A scanso di rettorica, ho pensato
     Di non fermarmi a descriver la stanza
     Che in grembo accolse il nobile Senato.

Solamente dirò, che l’adunanza
     In tre schiume di Birri era distinta,
     Delle Camere d’oggi a somiglianza.

A dritta, i Birri a cui balena in grinta
     Il sangue puro; a manca, gli arrabbiati;
     Nel centro, i Birri di nessuna tinta:

Birrucoli cioè dinoccolati,
     Birri che fanno il birro pur che sia;
     Bracchi no, ma locuste degli Stati.

Taglierò corto anco alla diceria
     Che fece con un tuono da Compieta
     Il Gran Capoccia della sbirreria;

Che deplorò giù giù dall’A alla Zeta,
     E le glorie birresche, e i guasti orrendi
     Che porta il tempo come l’acqua cheta;

E parlò di pericoli tremendi,
     E d’averli chiamati a parlamento
     Per consultarli sul modo tenendi

Di riparare in tempo al fallimento.


          Dalla manca, oratore
               Di que’ Birri bestiali,