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(LXXXII.)


AL SIGNOR

CO: AVVOCATO SUZANI

Lo consola per la morte del Fratello.


P
Erche io 1’arti non sò, che puon di Morte

Romper le dure leggi? oggi non certo,
O Suzani, n’andresti in bruna spoglia
Avvolto, e in mezzo al cor da grave, acerba
5Doglia compunto; e in su la nera barca,
Che l’avaro Caron move pei stagni
Pigri di Lete, ritornar vedresti
Di là, donde alcun mai non fè ritorno,
Il tuo German diletto a le superne
10Aure celesti, e a le Magion de i vivi.
Ma nè Febo mi diè conoscer quelle
Erbe potenti, e que’ potenti sughi,
Di che il buon Figlio suo sparfe le caste
Lacere membra, e richiamolle in vita:
15Nè a tai prodigi de le prische Argive
Fole ho gran Fede, e sò, che i nostri nomi
Laggiuso Urna capace agita, e scote,
E tardi, o tosto in su l’orrenda riva
Noi tutti aspetta il Gondolier d’Abisso,


Per