Pagina:Versi sciolti dell'abate Carlo Innocenzio Frugoni.pdf/91

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(LXXXVIII.)

A l’alta Madre sua tornar superbo.
E s’ora io desto, e lungo Parma affretto
20Non che i seguaci del mio caldo ingegno
Delfici modi, ma quei pure invoco,
E in pompa guido, che a’ famosi Cigni
Arte, e Natura diero, Italia dica,
Se queste, che il buon Nume insieme annoda,
25Antiche stirpi hanno ragion su i doni,
Che a supremo valor Febo destina.
Certo cred’ io, che non sorgesse uguale
Cagion di canto, quando al gran Peleo
Più che marino guado azzurra i lumi,
30Dal glauco crin fino al volubil piede
Candida, e schietta più che argentea spuma,
Teti si avvinse, benche allor guidaro
L’umide Figlie di Nereo per l’onde
Insolite carole, e sovra i lidi
35Sparser conche, e coralli, e Proteo sorse,
Tacendo i flutti, e non osando i venti
Spirar fiato importuno, o batter ala;
A far parole del venturo Achille.
Ne questa, invido Vulgo, è di soverchio
40Favoloso lodar vana lusinga;


Odio