Pagina:Viaggio in Dalmazia.djvu/108

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tre aperture. Quindi neri, ed inverniciati sono al di dentro i miserabili tugurj, e tutto vi puzza d’affumicato, non eccettuandone il latte, di cui si sostentano i Pastori Morlacchi, che l’offeriscono volontieri a’ viandanti. Le vesti, e le persone contraggono il medesimo odore. Tutta la famiglia usa cenare d’intorno al focolare nelle stagioni, che rendono grato il fuoco; e ciascuno dorme allungandosi nel luogo medesimo, dove à cenato sedendo in terra. In qualche tugurio si trovano delle panche. Ardono il burro in vece d’oglio nelle lucerne: ma per lo più adoperano scheggie di sapino per aver lume di notte, il fumo delle quali annerisce stranamente i loro mostacci. Qualche ricco Morlacco à case alla Turchesca, e scranne, o altro mobile alla nostra maniera: ma pell’ordinario anche i ricchi stanno selvaggiamente. Ad onta della povertà, e poca pulizia delle abitazioni loro, i Morlacchi ànno abborrimento ad alcune immondizie, che noi ritenghiamo nelle nostre stanze per molte ore, del che ci beffano come barbari, e sporchi. Non v’è uomo, o donna in quelle contrade, che, per qualunque malattia, potesse essere indotto a liberarsi dal soverchio peso degl’intestini nella propria capanna; anche i moribondi sono portati fuori, perchè all’aperto facciano questa funzione. Chi bruttasse con tale immondezza i loro tugurj, per disprezzo, o per inesperienza, correrebbe gran rischio della vita, o di una solenne bastonatura per lo meno.

Il vestire comune del Morlacco è assai semplice, ed economico. Le Opanke servono di scarpe così a’ maschi come alle femmine; mettonvi il piede vestito d’una specie di borzacchino fatto a maglia, cui chiamano Navlakaza, e che va ad incontrare al di sopra del malleolo l’estremità de’ calzoni, da’ quali tutta la gamba è coperta. Questi sono di grossa rascia bianca, legati in-