Pagina:Viaggio in Dalmazia.djvu/139

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poco prima d’arrivare ad essa formano una spezie di Lago, e si lasciano ingombrare il letto dalle canne, ed altr’erbe palustri. La concrezione tartarosa occupa l’alveo diviso dalla picciola Isoletta di Babovdol, e va di giorno in giorno accrescendosi; quindi le acque, ogni giorno più sostenute, maggiormente impaludano colà presso, e sotto Knin, con pregiudizio grandissimo della popolazione. Fa d’uopo non fosse così negletto il corso di quel Fiume al tempo de’ Romani; poichè fu trovato, non à molti anni, nello scavare per Sovrano comando in quel luogo, sette piedi sepolto nel tofo un architrave, e cornicione di marmo Greco egregiamente adornato di basso-rilievi, che rappresentavano festoni di fiori, testuggini, coccodrilli, ed altri animali anfibj. Egli stava probabilmente sopra la porta d’un qualche Ninfeo. I Frati di Knin lo asportarono da Babovdol, e ne trassero partito rompendolo, secondo la pur troppo comune usanza della barbarie religiosa, per fare qualche ornamento nella Chiesa loro. Se sette, in otto piedi più profondo fosse attualmente l’alveo, e l’Isoletta si trovasse congiunta ad una delle due sponde del Fiume, vi sarebbe un intoppo di meno alla navigazione, e uno scolo più pronto dell’acque superiori, che dovrebbonsi allora dirigere in modo, che non istraripassero agevolmente. La salubrità, e l’uso delle fertilissime pianure, e colline di Knin, è pur un oggetto importante; quantunque sino ad ora non sembri avervi il Sapientissimo Governo volto i pensieri, per quelle molte e giuste ragioni, che deggiono essere profondamente venerate in silenzio. Presso alla cateratta di Babovdol ne’ buchi delle rupi superiori di molto al Fiume, ò raccolto begli esemplari di musco egregiamente tartarizzato. V’ànno anche de’ Pisoliti somiglianti ai Bezoar degli animali pella struttura, e a’ confetti di Tivoli, ma molto