Pagina:Viaggio in Dalmazia.djvu/187

Da Wikisource.

Slosella. Ne’ mesi freddi, e particolarmente in que’ giorni, ne’ quali il Verno si fa più acutamente sentire, vi si affollano i Muggini, o Cefali chiamati dal tepore delle acque dolci, che uscendo dalle viscere de’ monti prima d’aver sofferto l’impressione dell’aria rigida si mescolano immediatamente col mare. Gli abitanti delle vicine Ville concorrono a que’ luoghi con una spezie di reti dette in loro dialetto Frusati, o sia Spaventi, di larghezza adattata a que’ bassi fondi. Le grida, il picchiare di remi, e legni, e sassi sull’acqua mette terrore ne’ Cefali, i quali dandosi alla fuga incappano nelle reti, e per la maggior parte, secondo l’indole della loro spezie, al primo sentire un ostacolo guizzano per di sopra. I contadini pescatori vi stanno ben attenti, e con sciable, e Hanzari uccidono gran numero de’ fuggitivi. La Primavera conduce in quelle acque le Xutizze, o sia pesci Colombi, del genere delle Raje, ma di carne più soda, e fibrosa. Al riscaldarsi poi dell’aria, vi si portano le Sardelle, e gli Sgomberi a gran partite. Ad onta però di tanta abbondanza, e varietà di pesci emigranti, e alla copiosa frequenza de’ pesci raminghi, l’infingardo Sloselliano trascura ogni modo di approfittarne. Egli si contenta di vivere alla giornata, e si divora sovente senza pane, e senz’alcun condimento tutto il pesce, che à preso col rozzo metodo sopraccennato, o con qualche altra pratica egualmente barbara. Le Seppie sono la vivanda universale di que’ poltroni abitanti nel tempo di Primavera; e le prendono col mettere sott’acqua molti rami frondosi di qualunque albero, ond’elleno vi si attacchino per isgravarsi delle ova. Se vi facesse d’uopo qualche fatica più complicata, credo che si contenterebbono di star a digiuno anzicchè farla. Eglino odiano sì fattamente il bene proprio, e l’altrui, che