Pagina:Viaggio in Dalmazia.djvu/261

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Appiè delle mura di Spalatro, fuor pelle fenditure d’alcuni massi di pietra forte conchifera piena d’Echiniti, e di Numismali, che non di raro vi si veggono spaccate orizzontalmente, scaturiscono parecchi rivoli d’acqua sulfurea, che sovente spargono verso sera una disaggradevole graveolenza. Eglino conducono seco in gran quantità filamenti stracciati, candidissimi di fegato di zolfo. Le pietre, su le quali scorrendo i rivoli mettono in mare, pochi palmi lontano dalla sorgente, sono tutte colorite di bianco argenteo, precisamente come lo son in Italia quelle, pelle quali scorrono i ruscelli sulfurei caldi di Sermoneta, prima di perdersi nelle Paludi Pontine. Ma questi di Spalatro ànno delle incostanze, e cangiamenti degni di ogni attenzione.

Il Sig. Giulio Bajamonti, dotto, e diligente investigatore delle naturali meraviglie, mi à assicurato, che ora sono cariche di sal comune, un altro dì si trovano gialle, e sulfuree, poi bianche, e calcaree; nè queste variazioni sembrano aver rapporto alcuno alla varietà dei tempi, o delle stagioni. Il Sig. Dottore Urbani valoroso Medico di Spalatro, e mio pregiatissimo Amico, le à adoperate con buon successo in varj mali, e spezialmente cronici. Dall’uno, e dall’altro di questi miei cari Amici si denno attendere ulteriori osservazioni, che saranno certamente degne del loro sapere, e della loro celebrità.

Il Porto di Spalatro è frequentato da Vascelli stranieri, che vi concorrono a caricar merci provenienti dalla Bossina, come sono il Ferro, i Cuoj, manifatture di Rame, Lane, Schiavine, Cera, Orpimento, Cotone, Seta, Frumento, ec. D’intorno a quelle rive si osservano le solite varietà d’argilla mescolata talvolta con arena, e terra calcarea, e divisa in varj modi da laminette di spato striato, candido. Nella ce-