Pagina:Viaggio in Dalmazia.djvu/299

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ca di Duare, d’onde per un alveo men impraticabile portansi al mare sotto Almissa.

Fa d’uopo che anticamente non fosse così abbandonato a se medesimo, e negletto questo Fiume; da che in poca lontananza dal passo di Han fioriva il Municipio Equense, di cui non resta quasi più vestigio riconoscibile a prima vista. Sorgeva la Città d’Æquum su d’una collina pochissimo elevata, ma ragionevolmente estesa, che domina le belle pianure della Cettina, e si vede correre poco lungi dalle radici quel considerabile Fiume. Delle antiche fabbriche Romane nessun residuo rimane oggimai più sopra terra; e solamente scavando in quel luogo per trarne pietrame squadrato gli abitatori di Scign incontrano de’ bei pezzi di fregi, di cornicioni, e d’altre tali cose con ottimo gusto lavorate. Noi vidimo qualche avanzo d’Iscrizione in Lettere cubitali su d’un gran masso cubico di pietra: ma il tempo l’avea corrosa di modo, che pochi elementi vi potemmo ben rilevare. Dalle macerie, sopra le quali nascono l’erbe, e i cespugli, trassero ultimamente scavando i Morlacchi un bel monumento di quella Città distrutta, che ne porta anche il nome. La barbara ignoranza degli scavatori lo à rotto per trasportarlo a Scign con minor fatica, ond’è che di tre pezzi ne manchi uno, nel quale appunto era contenuto il nome del ragguardevole Uomo, a cui l’onorifica Lapida fu eretta.

Su d’un fianco della collina d’Æquum fu anticamente un Anfiteatro, non molto grande per quanto apparisce dalle di lui rovine circolarmente disposte, e ricoperte di terra, e d’erba. Si veggono ancora i Canali, che servivano a condur l’acqua nella di lui arena scavati nel vivo della collina, non fatti altrimenti di fabbricato. Sembra che innanzi di scavarli gli Equensi abbiano appianato il luogo destinato all’Edificio; imperoc-