Pagina:Viaggio in Dalmazia.djvu/318

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distrugge il resto. Se l’omicidio non è accompagnato da circostanze atroci, la pena dell’omicida è di quaranta Tolleri, ch’equivalgono poco più, poco meno a otto zecchini; questa contribuzione chiamasi Karvarina, cioè sangue sparso, o prezzo di sangue. Ne’ tempi addietro gli omicidi erano condannati ad essere lapidati; adesso eglino subiscono pene pecuniarie, perchè il Gran Conte non vuol esporre la propria sentenza all’appellazione. Accade però talvolta, che un condannato sia lapidato sul fatto, perchè non abbia il tempo d’appellarsene al Provveditore Generale della Dalmazia. È ancora in uso fra questa gente la prova del fuoco, e dell’acqua bollente, lo che fa che v’abbiano talvolta degl’innocenti mezzo arrosti, e stroppiati. I Poglizani ànno un’altra sorte di tortura, che per lo meno equivale a tutte le belle invenzioni analoghe de’ popoli colti: eglino mettono agl’indiziati di qualche delitto delle scheggie di sapino fra carne ed unghia. E non si servirebbero certamente d’altro legno per non fare innovazione, perchè il loro Statuto prescrive nominatamente l’uso di questa spezie.

Ad onta di questi tratti di barbarie legale i Poglizani sono umani, ospitali, e buoni amici, se non abbiano motivo di sospettare della persona, cui frequentano. L’ignoranza li rende ombrosi, e riesce quindi impossibile il ricavar da essi lume veruno, e l’esaminare carte antiche, od altra cosa degna della curiosità de’ Viaggiatori; eglino temono sempre che il forastiere che sa leggere sia uno Scava-tesori. I Pastori di Pogliza ànno una particolar divozione a S. Vito, e ne solennizzano la festa accendendo dinanzi alle loro capanne fascj di legni odorosi. Ne’ tempi andati le Nazioni Slavoniche aveano divozione al Dio Vid. Credono, che l’estrarre il diaccio dalle profondità delle loro monta-