Pagina:Viaggio in Dalmazia.djvu/42

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ne’ quali la carne loro è nocevole. La maniera usata colà di pescarle, allor quando s’aggruppano per andar in frega, è singolare. S’avanzano due uomini diguazzando pel Lago ne’ luoghi di poco fondo, e con una grossa corda, cui tengono ciascuno dall’una delle due estremità, battono su le masse delle Anguille: una parte ne uccidono, l’altra mettono in fuga; raccolgono le morte, e le si mangiano.

§. 12. Castello della Vrana.

La Vrana, che dà nome al Lago, ed è fabbricata ad una delle di lui estremità, che guarda Tramontana, fu importante luogo ne’ tempi andati, ed appartenne a’ Templarj. Vi risiedeva un Gran Priore, che crebbe talvolta in potenza a segno d’essere personaggio preponderante negli affari del Regno. Uno di questi Gran Priori, Gianco di Palisna, del 1385. spinse la sacrilega temerità sino al far prigioniera la propria Sovrana Elisabetta Vedova di Lodovico Re d’Ungheria, e Maria di lei Figliuola; nè gli bastò questo, che la prima fece affogare in un fiume. Filippo il Bello sul principio dello stesso secolo non potè far confessare a’ Templarj alcun delitto, e pur li distrusse coi ferro, e col fuoco. I successori de’ Templarj d’Ungheria, e di Dalmazia, convinti d’un sì esecrabile misfatto, non patirono alcun male; tutta la vendetta, che Sigismondo, Marito della Regina Maria, ne volle trarre, fu mitissima, e circoscritta alla persona del Gran Priore.

Il Castello, detto per eccellenza Brana, o Vrana1 nel tempo della sua fondazione, è adesso un orrido am-

  1. Vrana, Fortezza, da Braniti fabbricare, e fortificare.