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96 VIAGGIO
XXXIV. I GUANTI

PARIGI


E la bellissima grisette s’alzò; e facendosi dietro al banco arrivò col braccio un involto e lo sciolse: io me le appressai dirimpetto di qua dal banco; ma i guanti m’erano tutti assai larghi. La bellissima grisette misuravali uno per uno su la mia mano — ma nè così poteva alterare le dimensioni — mi pregò che mi provassi un pajo che unico parea meno grande — e mi teneva aperti gli orli del guanto — la mia mano vi sdrucciola dentro — Non serve, diss’io scuotendo il capo — No; diss’ella col medesimo cenno.

Senz’altro; vi sono certi sguardi animati d’ingenuità e di malizia — ne’ quali il senno, il capriccio, la serietà e la scempiaggine sono sì fattamente stemprati insieme, che se tutte le lingue di Babele si sfrenassero a gara non saprebbero esprimerli mai — e sono inoltre scoccati e colti così di volo che voi non potreste mai dire donde spiri primo o più s’innesti l’aculeo1. Su di che

  1. Pare che Yorick e la bella merciaja, parlando insieme della dimensione de’ guanti, sottintendessero qualche frascheria poco modesta, e si guardassero con quella inconsiderata malizia.