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148 libro secondo - sezione prima - capo primo


nell’aspetto del cielo, subito danno nella curiositá e, tutti anziosi nella ricerca, domandano che quella tal cosa voglia significare, come se n’è data una degnitá; ed ove ammirano gli stupendi effetti della calamita col ferro, in questa stessa etá di menti piú scorte e benanco erudite dalle filosofie, escono colá; che la calamita abbia una simpatia occulta col ferro, e si fanno di tutta la natura un vasto corpo animato che senta passioni ed effetti, conforme nelle Degnitá anco si è divisato.

378Ma, siccome ora (per la natura delle nostre umane menti, troppo ritirata da’ sensi nel medesimo volgo con le tante astrazioni di quante sono piene le lingue con tanti vocaboli astratti, e di troppo assottigliata con l’arte dello scrivere, e quasi spiritualezzata con la pratica de’ numeri, ché volgarmente sanno di conto e ragione) ci è naturalmente niegato di poter formare la vasta immagine di cotal donna che dicono «Natura simpatetica» (che mentre con la bocca dicono, non hanno nulla in lor mente, perocché la lor mente è dentro il falso, ch’è nulla, né sono soccorsi giá dalla fantasia a poterne formare una falsa vastissima immagine); cosí ora ci è naturalmente niegato di poter entrare nella vasta immaginativa di que’ primi uomini, le menti de’ quali di nulla erano astratte, di nulla erano assottigliate, di nulla spiritualezzate, perch’erano tutte immerse ne’ sensi, tutte rintuzzate dalle passioni, tutte seppellite ne’ corpi: onde dicemmo sopra ch’or appena intender si può, affatto immaginar non si può, come pensassero i primi uomini che fondarono l’umanitá gentilesca.

379In tal guisa i primi poeti teologi si finsero la prima favola divina, la piú grande di quante mai se ne finsero appresso, cioè Giove, re e padre degli uomini e degli dèi, ed in atto di fulminante; sí popolare, perturbante ed insegnativa, ch’essi stessi, che sel finsero, sel credettero e con ispaventose religioni, le quali appresso si mostreranno, il temettero, il riverirono e l’osservarono. E per quella propietá della mente umana che nelle Degnitá udimmo avvertita da Tacito, tali uomini tutto ciò che vedevano, immaginavano ed anco essi stessi facevano, credettero esser Giove, ed a tutto l’universo di cui potevan