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origini delle imprese e delle medaglie 213


V

498La provvederla ben consigliò alle cose umane col promuovere nell’umane menti prima la topica che la critica, siccome prima è conoscere, poi giudicar delle cose. Perché la topica è la facultá di far le menti ingegnose, siccome la critica è di farle esatte; e in que’ primi tempi si avevano a ritruovare tutte le cose necessarie alla vita umana, e ’l ritruovare è propietá dell’ingegno. Ed in effetto, chiunque vi rifletta, avvertirá che non solo le cose necessarie alla vita, ma l’utili, le comode, le piacevoli ed infino alle superflue del lusso, si erano giá ritruovate nella Grecia innanzi di provenirvi i filosofi, come il farem vedere ove ragioneremo d’intorno all’etá d’Omero. Di che abbiamo sopra proposto una degnitá: ch’«i fanciulli vagliono potentemente nell’imitare», e «la poesia non è che imitazione», e «le arti non sono che imitazioni della natura, e ’n conseguenza poesie in un certo modo reali». Cosí i primi popoli, i quali furon i fanciulli del gener umano, fondarono prima il mondo dell’arti; poscia i filosofi, che vennero lunga etá appresso, e ’n conseguenza i vecchi delle nazioni, fondarono quel delle scienze: onde fu affatto compiuta l’umanitá.

VI

499Questa storia d’umane idee a maraviglia ci è confermata dalla storia di essa filosofia. Che la prima maniera ch’usarono gli uomini di rozzamente filosofare fu l’αὐτοψία o l’evidenza de’ sensi, della quale si serví poi Epicuro, che, come filosofo de’ sensi, era contento della sola sposizione delle cose all’evidenza de’ sensi, ne’ quali, come abbiam veduto nell’Origini della poesia, furono vividissime le prime nazioni poetiche. Dipoi venne Esopo, o i morali filosofi che diremmo «volgari» (che, come abbiam sopra detto, cominciò innanzi de’ sette savi della Grecia), il quale ragionò con l’esemplo, e, perché durava ancora l’etá poetica, il prendeva da un qualche simile finto (con uno de’ quali