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origini del censo e dell’erario 295


ab antiquo avevano assegnati a coltivar a’ plebei. Per cotanta inegualitá dovetter avvenire de’ grandi movimenti e rivolte della plebe romana, le quali Fabio, con sappientissimo ordinamento, onde meritò il sopranome di Massimo, rassettò, con ordinare che tutto il popolo romano si ripartisse in tre classi, di senatori, cavalieri e plebei, e i cittadini vi si allogassero secondo le facultá; e consolò i plebei: perocché, quando, innanzi, que’ dell’ordine senatorio, ch’era prima stato tutto de’ nobili, vi prendevano i maestrati, indi in poi vi potessero passare ancora con le ricchezze i plebei, e quindi fusse aperta a’ plebei la strada ordinaria a tutti gli onori civili.

620Tal è la guisa che fa vera la tradizione che ’l censo di Servio Tullio (perché da quello se ne apparecchiò la materia e da quello ne nacquero l’occasioni) fu egli pianta della libertá popolare, come sopra si ragionò per ipotesi nell’Annotazioni alla Tavola cronologica, ov’è il luogo della legge publilia. E tal ordinamento, nato dentro Roma medesima, fu invero quello che ordinovvi la repubblica democratica, non giá la legge delle XII Tavole colá venuta da Atene: tanto che Bernardo Segni quella ch’Aristotile chiama «repubblica democratica», egli in toscano trasporta «repubblica per censo», per dire «repubblica libera popolare». Lo che si dimostra con esso Livio, che, quantunque ignorante dello Stato romano di quelli tempi, pur narra ch’i nobili si lagnavano avere piú perduto con quella legge in cittá che guadagnato fuori con l’armi in quell’anno, nel quale pur avevano riportato molte e grandi vittorie. Ch’è la cagione onde Pubblio, che ne fu autore, fu detto «dittator popolare».

821Con la libertá popolare, nella quale tutto il popolo è essa cittá, avvenne che ’l dominio civile perdé il propio significato di «dominio pubblico» (che, da essa cittá, era stato detto «civile»), e si disperdé per tutti i domini privati di essi cittadini romani, che poi tutti facevano la romana cittá. Il dominio ottimo s’andò ad oscurare nella sua significazione natia di «dominio fortissimo», come copra abbiatn detto, «non infievolito da niun reai peso, anche pubblico», e restò a significare