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politica degli eroi 317


fussero finalmente ritornati alle loro patrie, come Menelao ed Ulisse; altri si fussero fermati in terre straniere, come Cecrope, Cadmo, Danao, Pelope (perocché tali contese eroiche eran avvenute da molti secoli innanzi nella Fenicia, nell’Egitto, nella Frigia, siccome in tali luoghi aveva prima incominciato l’umanitá), i quali si fermarono nella Grecia. Come una d’essi dev’essere stata Didone, che, da Fenicia fuggendo la fazione del cognato, dal qual era perseguitata, si fermò in Cartagine, che fu detta «Punica», quasi «Phoenica»; e, di tutt’i troiani, distrutta Troia, Capi si fermò in Capova, Enea approdò nel Lazio, Antenore penetrò in Padova.

661In cotal guisa finí la sapienza de’ poeti teologi, o sia de’ sappienti o politici dell’etá poetica de’ greci, quali furono Orfeo, Anfione, Lino, Museo ed altri; i quali, col cantare alle plebi greche la forza degli dèi negli auspíci (ch’erano le lodi che tali poeti dovettero cantar degli dèi, cioè quelle della provvedeva divina, ch’apparteneva lor di cantare), tennero esse plebi in ossequio de’ lor ordini eroici. Appunto come Appio, nipote del decemviro, circa il trecento di Roma, com’altra volta si è detto, cantando a’ plebei romani la forza degli dèi negli auspici, de’ quali i nobili dicevano aver la scienza, gli mantiene nell’ubbidienza de’ nobili. Appunto come Anfione, cantando sulla lira, de’ sassi semoventi innalza le mura di Tebe, che trecento anni innanzi aveva Cadmo fondato, cioè vi conferma lo stato eroico.