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80 libro primo - sezione seconda


155Ciò si è da noi dimostro esser vero di fatto, da ben molti anni fa, ne’ Principi del Diritto universale; lo che piú illuminato si vedrá in questi libri.

XX

156Se i poemi d’Omero sono storie civili degli antichi costumi greci, saranno due grandi tesori del diritto naturale delle genti di Grecia.

157Questa degnitá ora qui si suppone: dentro sará dimostrata di fatto.

XXI

158I greci filosofi affrettarono il natural corso che far doveva la loro nazione, col provenirvi essendo ancor cruda la lor barbarie, onde passarono immediatamente ad una somma dilicatezza, e nello stesso tempo serbaronv’intiere le loro storie favolose cosí divine com’eroiche; ove i romani, i quali ne’ lor costumi cambiarono con giusto passo, affatto perderono di veduta la loro storia degli dèi (onde l’«etá degli dèi», che gli egizi dicevano, Varrone chiama «tempo oscuro» d’essi romani), e conservarono con favella volgare la storia eroica che si stende da Romolo fino alle leggi publilia e petelia, che si truoverá una perpetua mitologia storica dell’etá degli eroi di Grecia.

159Questa natura di cose umane civili ci si conferma nella nazione francese, nella quale, perché di mezzo alla barbarie del mille e cento s’aprí la famosa scuola parigina, dove il celebre maestro delle sentenze Piero lombardo si diede ad insegnare di sottilissima teologia scolastica, vi restò come un poema omerico la storia di Turpino vescovo di Parigi, piena di tutte le favole degli eroi di Francia che si dissero «i paladini», delle quali s’empieron appresso tanti romanzi e poemi. E, per tal immaturo passaggio dalla barbarie alle scienze piú sottili, la francese restonne una lingua dilicatissima, talché, di tutte le viventi, sembra avere restituito a’ nostri tempi l’atticismo de’ greci e piú ch’ogni altra è buona a ragionar delle scienze,