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degli elementi 81


come la greca; e come a’ greci cosí a’ francesi restarono tanti dittonghi, che sono propi di lingua barbara, dura ancor e difficile a comporre le consonanti con le vocali. In confermazione di ciò ch’abbiamo detto di tutte e due queste lingue, aggiugniamo l’osservazione che tuttavia si può fare ne’ giovani, i quali, nell’etá nella qual è robusta la memoria, vivida la fantasia e focoso l’ingegno — ch’eserciterebbero con frutto con lo studio delle lingue e della geometria lineare, senza domare con tali esercizi cotal acerbezza di menti contratta dal corpo, che si potrebbe dire la barbarie degl’intelletti, — passando ancor crudi agli studi troppo assottigliati di critica metafisica e d’algebra, divengono per tutta la vita affilatissimi nella loro maniera di pensare e si rendono inabili ad ogni grande lavoro.

160Ma, col piú meditare quest’opera, ritruovammo altra cagione di tal effetto, la qual forse è piú propia: che Romolo fondò Roma in mezzo ad altre piú antiche cittá del Lazio, e fondolla con aprirvi l’asilo, che Livio diffinisce generalmente «vetus urbes condentium consilium», perché, durando ancora le violenze, egli naturalmente ordinò la romana sulla pianta sulla quale si erano fondate le prime cittá del mondo. Laonde, da tali stessi principi progredendo i romani costumi, in tempi che le lingue volgari del Lazio avevano fatto di molti avvanzi, dovette avvenire che le cose civili romane, le qual’i popoli greci avevano spiegato con lingua eroica, essi spiegarono con lingua volgare; onde la storia romana antica si truoverá essere una perpetua mitologia della storia eroica de’ greci. E questa dev’essere la cagione per che i romani furono gli eroi del mondo: perocché Roma manomise l’altre cittá del Lazio, quindi l’Italia e per ultimo il mondo, essendo tra’ romani giovine l’eroismo; mentre tra gli altri popoli del Lazio, da’ quali, vinti, provenne tutta la romana grandezza, aveva dovuto incominciar a invecchiarsi.

XXII

161È necessario che vi sia nella natura delle cose umane una lingua mentale comune a tutte le nazioni, la quale uniforme-

G. B. Vico - Opere, IV-i. 6