Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/123

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simo cultore di filosofia e matematiche, all’ indirizzo umanistico e neopetrarchistico in voga ai tempi d?l Medinaceli, sottentrò quello metafisico-matematico e, piú particolarmente, cartesiano. — Nato a Genova, il filosofo e matematico Paolo Mattia Doria (1666-1746) fin dal 1696 s’era stabilito a Napoli al palazzo d’Angri, assai frequentato dal V., che, cenando, una sera del 1709, presso il Doria con Agostino Ariani, Giacinto de Cristofaro e Nicola Galizia, espose le prime idee del futuro De antiquissima.

pp. 27-3 t — Le sei prolusioni universitarie qui riassunte sono quelle il cui manoscritto (rappresentante, per altro, non il testo primitivo, ma un rifacimento del 1708-9) fu, nel 1725 circa, donato dal V. al padre Antonio da Palazzuolo, e pubblicato nel 1868 dal Galasso e nel 1914 dal Gentile e dal Nicolini. — Della seconda il V. preparò alla fine del 1708 una pubblicazione a parte, che poi non ebbe luogo, con dedica all’allora adolescente Marcello Filomarino. — Il 18 ottobre 1701, data assegnata dal V. alla terza, nessuna prolusione, causa la rivoluzione di Macchia, fu recitata all’ Universitá. Per contrario negli inediti Diari di Antonio Bulifon, alla data del 18 ottobre 1702 (al quale anno il V. non assegna alcuna sua orazione) è detto che, in occasione dell’apertura dell’Universitá, «il signor Giovanni de Vico fe’ una erudita orazione, come lettore di rettorica», alla quale « accodirono li ministri del Collaterale e capirota degli tribunali e lettori ordinari *. — Data vera della quarta orazione è probabilmente il 18 ottobre 1703, giacché il V. vi discorre come di cosa recentissima della riforma dell’Universitá napoletana, che, compiuta con la prammatica del 28febbraio 1703, era stata giá applicata prima dell’apertura dell’anno scolastico 1703-4. Inoltre non a questa quarta prolusione, ma tutt’al piú alla terza (1702) potè intervenire don Felice Lanzina Ulloa da Salamanca, morto, piú che ottantenne, fin dal 30 marzo 1703. — Il caso fortunato, che produsse i primi avanzamenti del futuro Clemente XI, accadde, non neH’accademia degli Umoristi, ma in casa di Cristina di Svezia. — Probabilmente, data della sesta orazione non è il 1707, ma il 1706.

PP- 31-3 — L’orazione recitata nell’inaugurazione dell’anno accademico 1708-9 — alla quale, come scrive la Gazzetta di Napoli, intervenne il viceré Grimani «col suo cameriere maggiore conte dell’Anguillara » e « molti regi ministri » — è il De nostri tempcris studiorum ratione, pubblicato presso il Mosca di Napoli nel marzo o aprile 1709 e recensito dal Journal des sgavans del 1709

G. B. Vico, Opere - v.

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