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e dai Mémoires de Trévoux del 1712. — Diego Vincenzo Vidania da Huesca (1631-1732) fu in patria lettore nell’universitá Sertoriana, indi grande inquisitore a Barcellona e in Sicilia, finalmente cappellano maggiore del Regno di Napoli e, come tale, prefetto degli Studi. Lasciò inedita un’opera sul Codice giustinianeo , della quale pubblicò anonimo (1713) un saggio, molto lodato da Enrico Brenckmann. Il quale (1680-1736) a principio del 1712 fu anche a Napoli e quasi certamente vi conobbe il V., che fin dal 1710 gli aveva invialo a Firenze un esemplare con dedica del De antiquissima. — Antonio Rinaldi da Napoli (1685-?) era in quel tempo « giovane di studio » dell’amico del V. Basilio Giannelli, per incarico del quale si recò a Firenze (ove si strinse in amicizia col Magliabechi, al quale parlava sovente del V.) a difendere alcune cause della duchessa di San Giovanni, che è il « napoletano magnate >, ricordato, con mutato sesso, dal V. — Domenico Aulisio da Napoli (1639-1717) fu ebraista, grecista, latinista, giureconsulto, filosofo, matematico, medico, professore di diritto nell’universitá di Napoli, maestro di Pietro Giannone, ecc., ed era reputato uno degli uomini piú dotti dei suoi tempi. — La « gran contesa letteraria » a cui accenna il V., e che fu suscitata da una teoria del Di Capua sull’ iride, contro la quale l’Aulisio scoccò un epigramma, ebbe luogo nel 1681 e 1682. Ma la polemica, propaggine di quella piú generale tra capuisti (o antigalenisti) e anticapuisti, ebbe strascichi negli anni posteriori; e del resto ancora nel 1715 il V. viveva sotto l’influsso letterario del Di Capua, la cui Vita di Andrea Cantelmo prese a modello nel De rebus gestis Automi Caraphaei. Quasi pegno della sua riconciliazione con l’Aulisio, il V. gli dedicò nel 1713 il De aequilibrio, cioè appunto un’opera di medicina; e l’Aulisio a sua volta fu nel 1716 favorevolissimo censore civile del ricordato De rebus gestis Antonii Caraphaei.

pp. 33-8 — Nel suo ragionamento sulla calamita, tenuto in casa di Lucio di Sangro (zio del famoso principe di Sansevero), il V. precorse la scoperta, compiuta nel 1804 da un inglese, circa la virtú che ha una sfera magnetica nuotante nel mercurio di rivolgersi intorno al proprio asse e d’indicare, per tal modo, la longitudine e la latitudine. — Prospero Alpino da Marostico (15531617), professore nell’universitá di Padova, scrisse Medicina aegyptiorum (1591), della quale si ha una ristampa con l’aggiunta del De balsamo et rhapontico dello stesso autore e della Medicina indorum di Iacopo Bonti (Liegi, 1745). --La teoria del «lasco e