Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/224

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natura e per gli nuovi ritrovati dell’arti; utile alla prudenza per ben fermare le congetture delle cose, o fatte per giustamente giudicarle o da farsi per utilmente condurle; utile all’eloquenza per la pienezza delle pruove e per lo piacere dell’acutezze. E finché tutti i dotti ebbero gl’intelletti scemi di cotesta quarta operazione che dicon «metodo», han fruttato il tutto che abbiamo e di maraviglioso e di grande in questa nostra coltissima umanitá; ma, doppoi che si è in ciò da cotali filosofi supplita la mente umana, ella è sterilita e sfruttata né ha ritrovato alcuna cosa piú di rimarco.

Delle critiche, altra è metafisica, che va finalmente a terminare donde incomincian ad insegnarsi, cioè nello scetticismo, che nelle menti giovanili, quando piú tempestano di violentissime passioni ed hanno l’animo come di mollissima cera per ricever altamente le impressioni dei vizi, stordisce il senso comune, del quel avevan incominciato ad imbeversi con l’educazion iconomica e doveva loro fermarsi dalla sapienza riposta, del quale non ha la sapienza volgare regola piú certa per la prudenza civile, la qual allora ci assiste quando operiamo conforme operano tutti gli uomini di senio diritto. Ma lo scetticismo, mettendo in dubbio la veritá, la qual unisce gli uomini, li dispone ad ogni motivo di propio piacere o ^ropia utilitá che sieguano il senso propio, e si dalle coniti nze civili li richiama allo stato della solitudine, nonché degli animali mansueti, c’hanno pur talento d’unitamente vivere ne’ greggi e negli armenti, ma di fieri ed immani, che vivono tutti divisi e soli nelle lor tane e covili; e la sapienza riposta degli addottrinati, che doyerebbe reggere la volgare de’ popoli, le dá le piú forti spinte a precipitarsi ed a perdersi. L’altra critica è l’erudita, che di nulla serve a far sappienti coloro che la coltivano.

Ma quell’analisi veramente divina de’ pensieri umani, la quale, sceverando tutti quelli che non hanno naturai séguito tra di loro, per angusto sentiero scorgendoci di uno in uno, ci guida sottilmente fil filo entro i ciechi labirinti del cuor dell’uomo, che ne può dare, non giá gl’ indovinelli degli algebristi, ma la cer