Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/260

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Monsignor Galiano, prefetto de’ nostri studi, chiarissimo letterato d’ Italia, nel vostro proggetto del diritto naturale vi ha osservato lumi di severa e colta dottrina; ma (vedete quanto i dotti giudicano diverso a tutto cielo dagl’ ignoranti) piú d’una volta, riflettendovi sopra, mi disse che con quello voi fate saggio ai lettori, che vogliono adornare le lor universitá, dover essi promuover le scienze che vi professano e far loro far degli avvanzi, com’ Ella in cotal maniera fa della metafisica. Sto attendendo con ansietá la risposta che voi date a costoro, i quali di cotesto bel merito vi riprendono.

A’ sostenitori della favola delle Dodici tavole venute di Grecia sará facilmente infrenato il furore col solamente replicar loro che rovescino i principi della Scienza nuova e ne incolpino il metodo con cui sta condotta; perché il risentirsi delle sorprendenti conchiusioni è di cervelli ottusi, che sentono il grosso delle cose e deboli per tenere la continua fatiga del metodo geometrico, col quale innumerabili veritá escono maravigliose in inattematica, le quali pur sono per quella via dimostrate.

D’intorno ad altri luoghi che Vostra Paternitá riveritissima mi comanda di suggerirle valevoli a piú screditare Livio e Dionisio circa la favola della legge delle Dodici tavole venuta di Grecia, se ne sono arrecati molti nel manoscritto ch’aspetta la terza impressione; ma mi piace di scrivergliene uno che mi è venuto innanzi nel tempo istesso c’ho ricevuto la vostra lettera, il qual io stimo gravissimo. Mentre, rileggendo per mio profitto Polibio, autore che senza contrasto piú seppe di politica che Livio e Dionisio e fiori dugento anni piú vicino a’ decemviri che Dionisio e Livio, egli, nel libro sesto al numero quarto e molti appresso dell’edizione di Giacomo Gronovio, a piè fermo si pone a contemplare la costituzione delle repubbliche libere piú famose de’ tempi suoi, ed osserva la romana esser diversa da quella d’ Atene e di Sparta, e piú che di Sparta esserlo da quella d’Atene, dalla quale piú che da Sparta i pareggiatori del gius attico col romano vogliono esser venute in Roma le leggi per ordinarvi la libertá; ma osserva al contrario somigliantissime tra loro la romana e la cartaginese, la quale niuno mai si è