Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/290

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Avitabile» è Biagio Maioli d’Avitabile, sul quale cfr. pp. 297-300.— Il «Macrini* è il giureconsulto e versificatore calabrese Giuseppe Macrino o Macri. Nel 1702 scrisse anch’egli una storia della congiura detta di Macchia, che, come l’altra lavorata dal V., fu dall’autoritá politica trovata poco riguardosa verso Filippo V e alcune famiglie nobili napoletane, e perciò non pubblicata. Nel 1711die’ fuori, pei tipi di Felice Mosca, un libro sulla famiglia Da Ponte ( Centi um Pontianae orígo et series . . . compendio descripta)\ nel 1716, presso lo stesso tipografo, un poemetto latino con note, dedicato a Paolo Mattia Doria ( Vindetnialium ad Campani ae ttsutn libri duo). Di lui, inoltre, s’hanno versi nelle raccolte del tempo (p. es. in quella per la partenza del Santostefano), che gli procurarono dal Giannelli la lode di poeta colto ed elegante. — L’abate Andrea Belvedere (1642-1732) è il noto pittore e commediografo, amicissimo del Capasso e, come il Capasso, organizzatore di burle a danno di comuni amici, tra cui qualche volta potè essere il V.

Vili. — Bernardo Maria (al secolo Severo) Giacco o Giacchi da Napoli (1672-1744)1 entrato a quindici anni nell’ordine cappuccino, del quale divenne «definitore», non senza essere interinalmente bibliotecario del convento napoletano di San Giovanni a Carbonara e, un’altra volta, provinciale, era stato messo in moda a Napoli, come predicatore (1700 circa), dalla celebre Aurora Sanseverino (1669-1726). Ma nelle sue prediche, a giudicarne dal testo a stampa (Napoli, 1746; 2® ediz., ivi, 1749), piú che altro, si trova una gran cura della forma, stucchevolmente treeenteggiante e toscaneggiante: quella appunto che piaceva a Napoli a palati ormai disgustati dalle stravaganze dei predicatori barocchi. Circa il 1720, a causa di continui sbocchi di sangue, s’era rivirato nel convento di Santa Maria degli Angeli di Arienzo, recandosi, per altro, di tanto in tanto a Napoli fra i suoi amici e ammiratori, tra i quali il piú entusiasta era forse il V. — Sulla Sinopsi del Diritto universale., p. 117.

IX. — Del Ghemmingen dá notizie lo stesso V. nella nota. — Il domenicano Tommaso Maria Alfani (n. a Salerno j 679, in. a Napoli, 1742) si occupò di filosofia scolastica, poi di fisica e matematica; fondò a Salerno l’Accademia degli Inquieti (1709); fu teologo cesareo; visse i suoi ultimi anni nel convento di San Domenico Maggiore di Napoli, donde ebbe rapporti letterari col Ledere e parecchi studiosi napoletani, tra cui Agostino Ariani e il V.