Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/331

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egli è l’essere del mondo.

Deponi il fulmine grave e terribile too anche a’ piú foni,

non che lo possano veder da presso queste che miri, queste che ammiri 105tenere donne

tanto gentili e delicate.

Ti siegua l’aquila, pur fida interprete no de la tua lingua,

con cui propizio favelli agli uomini e loro avvisi palme e grandezze.

1 5 Anzi voglio, e non m’è grave

(che gelosa io qua non venni),

che tu prenda quel sembiante

d’acceso amante non di sterili sorelle,

120ma di quelle

chiare donne che di te dièro gli eroi; e ’n si amabile sembianza esci pur meco, o sovran Giove, in danza. 125II mio gran sposo e germano

non giá in terra qui da voi, caste donne, i chiari eroi unqua adultero furò.

Suo voler sommo e sovrano,

130che spiegò con gli alti auspici,

tra gli affetti miei pudici ei dal ciel gli eroi formò.

G. B. Vico, Opere - v.

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