Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/48

Da Wikisource.

che era incominciato a farsi sentire nel Vico, era un indizio di ciò onde poi, nelle opere ultime, ritruovò le origini delle lingue tratte da un principio di natura comune a tutte, sopra il quale stabilisce i princìpi di un etimologico universale da dar l'origini a tutte le lingue morte e viventi. E 'l poco compiacimento del libro del Verulamio, ove si dà a rintracciare la sapienza degli antichi dalle favole de' poeti, fu un altro segno di quello onde il Vico, pur nell'ultime sue opere, ritruovò altri princìpi della poesia di quelli che i greci e i latini e gli altri dopoi hanno finor creduto, sopra cui ne stabilisce altri di mitologia, co' quali le favole unicamente portarono significati storici delle prime antichissime repubbliche greche, e ne spiega tutta la storia favolosa delle repubbliche eroiche.

Poco dopoi, fu onorevolmente richiesto dal signor don Adriano Caraffa duca di Traetto, nella cui erudizione era stato molti anni impiegato, che egli scrivesse la vita del maresciallo Antonio Caraffa suo zio; e 'l Vico, che aveva formato l'animo verace, ricevé il comando perché ébbene pronta dal duca una sformata copia di buone e sincere notizie, che 'l duca ne conservava. E dal tempo degli esercizi diurni rimanevagli la sola notte per lavorarla, e vi spese due anni, uno a disporne da quelle molto sparse e confuse notizie i comentari, un altro a tesserne l'istoria, in tutto il qual tempo fu travagliato da crudelissimi spasimi ippocondriaci nel braccio sinistro. E, come poteva ogniun vederlo, la sera, per tutto il tempo che la scrisse non ebbe giammai altro innanzi sul tavolino che i comentari, come se scrivesse in lingua nativa, ed in mezzo agli strepiti domestici e spesso in conversazion degli amici; e sì lavorolla temprata di onore del subbietto, di riverenza verso i prìncipi e di giustizia che si dee aver per la verità. L'opera uscì magnifica dalle stampe di Felice Mosca in quarto foglio in un giusto volume l'anno 1716, e fu il primo libro che con gusto di quelle di Olanda uscì dalle stampe di Napoli; e, mandata dal duca al sommo pontefice Clemente undecimo, in un brieve, con cui la gradì, meritò l'elogio di «storia immortale», e di più conciliò