Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/54

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insieme con essi canoni, diede fuori pur dalle stampe del Mosca in quarto foglio l'anno seguente 1722, con questo titolo: Iohannis Baptistae Vici Notae in duos libros, alterum De universi iuris principio, alterum De constantia iurisprudentis.

Poco dipoi vacò la cattedra primaria mattutina di leggi, minor della vespertina, con salario di scudi seicento l'anno; e 'l Vico, destato in isperanza di conseguirla da questi meriti che si sono narrati particolarmente in materia di giurisprudenza, li quali egli si aveva perciò apparecchiati inverso la sua università, nella quale esso è il più anziano di tutti per ragione di possesso di cattedre, perché esso solo possiede la sua per intestazione di Carlo secondo, e tutti gli altri le possiedono per intestazioni più fresche; ed affidato nella vita che aveva menato nella sua patria, dove con le sue opere d'ingegno aveva onorato tutti, giovato a molti e nociuto a nessuno; il giorno avanti, come egli è uso, aperto il Digesto vecchio, sopra del quale dovevan sortire quella volta le leggi, egli ebbe in sorte queste tre: una sotto il titolo De rei vindicatione, un'altra sotto il titolo De peculio, e la terza fu la legge prima sotto il titolo De praescriptis verbis. E perché tutti e tre erano testi abbondanti, il Vico, per mostrare a monsignor Vidania, prefetto degli studi, una pronta facoltà di fare quel saggio, quantunque giammai avesse professato giurisprudenza, il priegò che avessegli fatto l'onore di determinargli l'un de' tre luoghi ove a capo le ventiquattro ore doveva fare la lezione. Ma il prefetto scusandosene, esso si elesse l'ultima legge, dicendo il perché quella era di Papiniano, giureconsulto sopra tutt'altri di altissimi sensi, ed era in materia di diffinizioni di nomi di leggi, che è la più difficile impresa da ben condursi in giurisprudenza; prevedendo che sarebbe stato audace ignorante colui che l'avesse avuto a calonniare perché si avesse eletto tal legge, perché tanto sarebbe stato quanto riprenderlo perché egli si avesse eletto materia cotanto difficile; talché Cuiacio, ove egli diffinisce nomi di legge, s'insuperbisce con merito e dice che vengan tutti ad impararlo da lui, come fa ne' Paratitli de' Digesti (De codicillis), e non per altro ei riputa Papiniano principe de' giureconsulti romani che perché niuno meglio di