Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/69

Da Wikisource.

Sì fatte iscrizioni poi non si alzarono. Però, appena era passato il primo giorno de' funerali, che il signor don Niccolò d'Afflitto, gentilissimo cavaliere napoletano, prima facondo avvocato ed allora auditor dell'esercito (e privava appo 'l signor cardinale, la quale gran confidenza, con le grandi fatighe, portògli appresso la morte, che fu da tutti i buoni compianta), egli volle in ogni conto dal Vico che la sera si facesse ritruovare in casa per fargli esso una visita, nella quale gli disse queste parole: - Io ho lasciato di trattare col signor viceré un affare gravissimo per venir qua, ed or quindi ritornerò in Palazzo per riattaccarlo; - e tra 'l ragionare, che durò molto poco, dissegli: - Il signor cardinale mi ha detto che grandemente gli dispiaceva questa disgrazia che vi è immeritevolmente accaduta -. Allo che questi rispose che rendeva infinite grazie al signor cardinale di tanta altezza d'animo, propia di grande, usata inverso d'un suddito, la cui maggior gloria è l'ossequio verso del principe.

Tra queste molte occasioni luttuose vennegli una lieta nelle nozze del signor don Giambattista Filomarino, cavalliere di pietà, di generosità, di gravi costumi e di senno ornatissimo, con donna Maria Vittoria Caracciolo de' marchesi di Sant'Eramo; e nella raccolta de' Componimenti per ciò fatti, stampata in quarto, vi compose un epitalamio di nuova idea, ch'è d'un poema dramatico monodico col titolo di Giunone in danza, nel quale la sola Giunone, dea delle nozze, parla ed invita gli altri dèi maggiori a danzare, e a proposito del subbietto ragiona sui princìpi della mitologia istorica che si è tutta nella Scienza nuova spiegata.

Sui medesimi princìpi tessé una canzone pindarica, però in verso sciolto, dell'Istoria della poesia, da che nacque infino a' dì nostri, indirizzata alla valorosa e saggia donna Marina Della Torre, nobile genovese, duchessa di Carignano.

E qui lo studio de' buoni scrittori volgari ch'aveva fatto giovine, quantunque per tanti anni interrotto, gli diede la facultà, essendo vecchio, in tal lingua come di lavorare queste poesie così di tessere due orazioni, e quindi di scrivere con