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Pagina:Vico - La scienza nuova, 1, 1911.djvu/158

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62 libro primo - sezione prima

e (noi aggiugniamo) Platone sovente finge de’ Persiani1. Tutto ciò, finalmente, d’intorno alla vanità dell’altissima antica sapienza egiziaca si conferma con l’impostura del Pimandro smaltito per dottrina ermetica, il quale si scuopre dal Casaubuono2 non contenere dottrina più antica di quella de’ platonici spiegata con la medesima frase, nel rimanente giudicata dal Salmasio3 per una disordinata e mal composta raccolta di cose (a)4.

Fece agli Egizi la falsa oppenione di cotanta lor antichità questa propietà della mente umana — d’esser indiffinita, — per la quale, delle cose che non sa, ella sovente crede sformatamente più di quello che son in fatti esse cose. Perciò gli Egizi furon in ciò simiglianti a’ Chinesi, i quali crebbero in tanto gran nazione chiusi a tutte le nazioni straniere, come gli Egizi lo erano stati fin a Psammetico e gli Sciti fin ad Idantura, da’ quali è volgar tradizione che furono vinti gli Egizi in pregio d’anti-



    Senofonte, dicendosi tra l’altro, a proposito della guerra peloponnesiaca: «Ita non male rationes init Xenophon. Sed illud incommodum, quod deinceps nullam temporum notationem annorumve distinctionem adhibet».

  1. Platone non «finge» altro dei Persiani se non che Socrate, nell’Alcib1, c. 17 (p. 120e), ponga la questione: se i re lacedemoni e persiani sieno di stirpe più ignobile degli Ateniesi, posto che i Lacedemoni discendono da Ercole e i Persiani da Echemene, entrambi i quali ripetono la loro origine da Perse, figlio di Giove.
  2. Isaaci Casauboni, De rebus sacris et ecclesiasticis, Exercitationes XVI ad Card. Baronii Prolegomena in Annales et primam eorum partem, de D. N. Iesu Christi Nativitate, Vita, Passione, Assumptione; Ad Jacobum, D. G., Magnæ Britannicæ Regem sereniss., Cum prolegomenis auctoris, in quibus de Baronianis Annalibus candide disputatur (Francof., Curantib. Ruland.,Typis Ioan. Bring, MDCXV) exerc. I, § 10, spec. p. 57.
  3. II Weber annota: «In den «Exerc. Plin.», senz’altro; ossia nelle Plinianæ Exercitationes in Caii lulii Solini Poìyhistora (Parisiis, Ap. C. Morellum, MDCXXIX). Ma né in questa né in altre sue opere, il Saumaise parla mai del Ποιμανδρής; né il nome di lui ricorre nei parecchi scritti che ho a tal uopo consultati sull’operetta gnostica attribuita a Mercurio Trismegisto.— Forse il V., per una delle sue distrazioni tutt’altro che rare, citò il Saumaise invece di Ioh. Henr. Ursini De Zoroastre Bactriano, Hermete Trismegisto, Sanchoniathone Pœnicio, eorumque scriptis et aliis contro Mosaicæ scripturæ antiquitatem, Exercitationes familiares (Norimberga’, Typ. et sumpt. Mich. Endteri, MDCLXI); opuscolo che, in ogni caso, egli dovè conoscere e tener presente.
  4. (a) Laonde i Greci quanto credettero di guadagnare di vanagloria col dare antichissime straniere origini alla loro sapienza, tanto vi perdettero di vero merito. — Fece, ecc.