Pagina:Vico - La scienza nuova, 1, 1911.djvu/231

Da Wikisource.

degli elementi 135

barone alquante nella Legge delle XII Tavole1. Le quali cose, come danno il diritto senso a quel motto (a)2:

Primos in orbe deos fecit timor3,


— che le false religioni non nacquero da impostura d’altrui, ma da propia credulità; — così l’infelice voto e sagrifizio che fece Agamennone della pia figliuola Ifigenia, a cui empiamente Lucrezio4 acclama;

Tantum relligio potuit suadere malorum,


rivolgono in consiglio della Provvedenza; che tanto vi voleva per addimesticare i figliuoli de’ Polifemi e ridurgli all’umanità degli Aristidi e de’ Socrati, de’ Leli e degli Scipioni Affricani.

xli

Si domanda, e la domanda è discreta, che per (b)5 più centinaia d’anni la terra, insuppata dall’umidore dell’universale Diluvio, non abbia mandato esalazioni secche, sieno materie ignite, in aria, a ingenerarvisi i fulmini.

xlii

Giove fulmina ed atterra i giganti, ed ogni nazione gentile n’ebbe uno. Questa Degnità contiene la storia fìsica che ci han conservato le favole, che fu il Diluvio universale sopra tutta la terra.



  1. Allude forse a Cic, De leg., III, 8: «cito necatus, tamquam ex XII Tabb., insignis ad deformitatem puer».
  2. (a) [CMA3] di Petronio Arbitro: Primos, ecc.
  3. Stat., Theb., III, 661. Cfr. Petr. Arb., Fragm. Satyrici, ediz. Burmann, I, p. 872.»
  4. I, 101.
  5. (b) dugento anni, ecc.