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[CAPITOLO QUINTO]

COROLLARIO

CHE LA DIVINA PROVVEDENZA È l’oRDINATRICK DELLE REPUBBLICHE E NELLO STESSO TEMPO DEL DIRITTO NATURA L DELLE GENTI h

[Gli avvenimenti, che trascinano l’uomo isolato e in guerra con tutto entro la città aristocratica, non sono in balia del caso né della volontà umana. Nel J5C/ la Provvidenza governa ogni progresso istorico 2. Nella -SW la Provvidenza è principio d’umanità: con «lungo raggirato lavoro» introduce la divisione dei campi, abbozza i regni, dà origine alla nobiltà ^. Col riassunto progressivo delle idee già

1 Per l’esegesi filosofica di questo capitolo il lettore supponga riprodotto qui integralmente il X cap. della citata monografia del Cboce, dedicato per l’appunto a LaProovidema. — Per la storia, àel concetto di <r Provvidenza» nel pensiero vlcliiano, si vedano le due note seguenti.

2 «Nel DA, e. 8, § 3, è stabilito che la Provvidenza regola l’universo, ed è accennato quell’ottimismo leibniziano, che fa servire il male al bene. Nel DU, 7, il V. riproduce lo stesso principio, e si propone di seguire il corso delle necessità materiali che occasionano le manifestazioni del diritto nella società civile (ivi, 46): cosi come egli dava fine al DA dichiarando che «il mondo della natura è una repubblica regolata dalla fortuna» (Provvidenza), egualmente verso la fine del CI^ (e. 30, § 20) conchiude essere " orbis terrarum una civitas sub Dei imperio». Sparsamente poi nel DU, CI^ e NDU il V. mostra la mano della Provvidenza: nel conservare la specie umana con le vaste stature dei giganti (C/^, e. 9, §§ 12-3); nell’iniziare la civiltà col pudore (ivi, e. 3, § 12); nel por fine alla guerra eslege dei violenti di Hobbes con la proprietà (ivi, e..5, § 7); nel mansuefare la primitiva ferocia dell’uomo cogl’imperii paterni (ivi, e. 20, § -5); nel preparare le città alla difesa, educandole naturalmente all’arte della guerra (ivi, e. 30, § 12); nel promovere con le guerre l’associazione umana (ivi, e. 30, §§ 23-4); nel provvedere al commercio della vita civile, al progresso della mente, alla conservazione delle tradizioni, col linguaggio col canto (ivi, e. 13 e NDU, ad CI e. 12, § 21); nel preparare ciascuna nazione con ristesso corso di idee alle relazioni esterne delle genti umane (DU, § 136; C/*, e. 30, § 20)» (Nota dd Ferrari; SN II, 1).

’ Il secondo libro della SN^ s’inizia per l’appunto con un capitolo intitolato: La Provvedema è primo principio delle nazioni. In esso il V., attingendo anche alle sue opere anteriori, sviluppa i seguenti concetti: «La società è un commercio; al commercio è necessaria la buona fede, è necessaria la giustizia, la fiducia reciproca, la verità delle parole: quindi, ad iniziare la società civile, essendo l’uomo naturalmente corrotto [DU, 21), è necessaria la credenza in una «divinità la quale veda nel fondo del cuor degli uomini», dalla quale possa cominciare quella verità che è