Pagina:Vicramorvasi.djvu/28

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ATTO II. 27 ClTRAI-ÉCA (ad Urvdii). Urvàsi (sospirando). ClTRAJLÈCA. PuRURÀV. (emettendo con] grande itento la voce). Urvàsi. Bramano udir quel novo dramma in coi Dall’otto essenze del piacer condite . Due parti fflr da Bàrata composte: Designate per quelle entrambe foste. » (tutti ascoltano, Urvdsi finge un deliquio). " . Dimmi: l'annunzio del divin messaggio Hai poc’anzi ascoltato? Orbene, dal gran re togli commiato. « Ma se parlar non posso O nobil sire, Urvàsi, ch’è all’altrui voler soggetta, Vuole, nel dirvi — addio — , Inchinarsi al voler del sommo dio! No, del comando di quel dio supremo Violatore io non sarò, ma pure, Di me vi ricordate Ed or che ho più da far degli occhi miei ?... (Urvdsi, mostrando il dolore della separazione dal re. Io gutrda e ti allontana con la sua compagna). Manàvaco (cercando la] Oh I Dove è mai la foglia? foglia di betulla) (a me^a] Incantato a mirar la bella Urvàsi, voce, tra ti, imarrito). Ahimè, la foglia m’è sfuggita via; Nè me ne sono accorto ! Pururàvasa. Che vorresti tu dirmi? Manàvaco. Ecco, volevo dirti: Su, fa core! Nutre Urvàsi per te si vivo affetto, Che, pur da te divisa, Ti sarà stretta da tenace amore. Pururàvasa. Eguale speme anch’io nutro nel core. Se schiave d’altri son quelle vezzose Membra, il suo cor non è ad alcun soggetto: Ed ella in me gemendo lo ripose, Quel cor che appare dal tremar del petto. Manàvaco (a si). Pururàvasa. Manàvaco (guardandoti] intorno smarrito). Qual fremito m’assale? Un bel momento — oh certo! — il mio compagno Mi chiederà la cara foglia ed io Or senti, amico mio, Come potrei lenir tanto dolore? (poi, come ricordandoti) Su, dàmmi quella foglia. Strano davverl Com’è che non si vede? Oh intendo! Quella foglia di betulla Dal cielo a noi discesa Ha con la ninfa la sua via ripresa !