Pagina:Vicramorvasi.djvu/52

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ATTO IV. 5' Non hai visto il vago aspetto Chc tormenta i miei desiri? Sai tu dirmi dove sia La diletta amica mia? DelPamor la messaggiera T’han chiamata ognor gli amanti : Arme sei che l’ira altiera Pieghi c vinci in cor di tanti ¦» Con la grazia lusinghiera Con cui mòduli i tuoi canti; Quella a me recar tu dèi, O me adduci accanto a lei ! (apprettandoti alquanto a sinistra) Parla; chc vuoi tu dire? Forse: « Perché la bella t’ha lasciato? » « Come lasciò si fido innamorato? » Senti: sdegnata cll’è; ma mi conforta Ch’io dell’ira cagion non fui giammai; La femmina ha capricci, e tu lo sai, Pur se non v’abbia l’uom colpa di sorta. (con trepidazione sempre più avvicinandosi) (poi stando sulle ginocchia e ripetendo la strofa « Senti: sdegnata cll’è..... » guarda all'intorno). Infelice son io! Chè pur costei, Già lungi se ne vola a suo bell'agio, Senza prestare ascolto ai detti miei ! Ben è ver quell’adagio: « Benché sia grave, l’altrui dolore Non tocca il core! » Ella ogni ossequio sprezzando, in duolo Mi lasciò solo. Ed or già folle — d’ebbrezza, cieca — Colà si reca Dov*è maturo del Giàmbn il frutto, E con l’asciutto Labbro, ansiosa, tutto a sue voglie L’umor nc coglie; Quasi che il labbro premesse stretto Del suo diletto.