Pagina:Vicramorvasi.djvu/62

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ATTO IV. In quante cose veder credei, Ma sempre indarno la mia diletta I Or che sul core la tengo stretta Più aprir non voglio questi occhi miei. (a poco a poco aprendo gli occhi) Che mai? Davvero Urvàsi? (cade stordito) Urvàsi. Su, fa core, o gran re..... Su, ravvivati Pururàvasa (ripigliando i sensi). O bella, io torno in vita Torno in vita per te! Quando, o sdegnosa, a tc strappato io fui, Su di me s’addcnsàr tenebre orrende: Or ti ritrovo e son come colui Chc presso a morte i sensi suoi riprende. Urvàsi. Perdonami, signor, se l’ira mia Di cosi gravi affanni T'ha gittato in balia... Pururàvasa. Tu, mia vezzosa, uopo non hai di tante Parole per calmarmi: A farmi lieto basta il tuo sembiante! Hd or mi narra: in cosi lungo tratto Di tempo a me nascosa, Dimmi, chc dunque hai fatto? Il bel cigno, il pavon, l’usignuolo, L’oca, l’ape e l’eccelso elefante, La montagna e la riva sonante, La gazzella dall’agile pii, Qui — nel bosco volgendo le piante, Io, piangendo, richiesi di te! Urvàsi. Con gli arcani miei sensi ho visto, o sire. Quello chc oprasti..... Pururàvasa. Ma chc vuoi tu dire Con questi sensi arcani? Io non t’intendo... Urvàsi. Adunque, o sir, m’ascolta: Avendo fatto un voto il sommo Iddio Della guerra una volta, Ratto cacciar si volle in questa parte Della folu boscaglia Chc Sàcala Calùso è nominata; E die legge Pururàvasa. Che cosa? Urvàsi. Che se mai donna fosse Venuta in questa ascosa Parte della boscaglia, in un istante