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villa pia

come quelle dei loro lucenti azulejos, infine con una flora stilizzata e gentilmente commista a bizzarrie calligrafiche, di cui s’innamorarono, sulla fine del Quattrocento, anche Leonardo e Alberto Dürer, ed a cui l’arte modernissima ritorna. Il difetto poi di quella parlante efficacia che è propria del volto umano, sospinse l’ingegnoso islamita ad animare altrimenti la morta pietra, confidando anche sulle pareti degli edifizj il proprio pensiero a ciò che ne è la trascrizione diretta, l’alfabeto: di che gli faceva particolare abilità la forma snodata, organica e quasi vivente dei caratteri cufici, tolti a prestanza dalle medaglie dei Sassanidi, e che probabilmente risalgono a origini assire o fenicie. È naturale che trovandosi innanzi una tanta dovizia di materiali, il nostro artista, al quale non incombeva alcun rigoroso mandato di ricostruzione storica particolare della rimessa. d’un’epoca o d’un monumento, si lasciasse guidare da soli criterii estetici nella scelta e nella combinazione di elementi, che gli stessi architetti arabi del periodo più fiorito, voglio dire del XIII e XIV secolo, intrecciarono con felice libertà; senza parlare dei mozarabi, i quali, o di araba stirpe che fossero, applicatisi a costruzioni cristiane, ov vero, e per lo più, cristiani contemporanei o posteriori al dominio islamita, si valsero dell’araba maniera, ma, pur lasciando largamente ad essa la preminenza, non si peritarono di tramescolarvi modanature ed ornamenti gotici o del Rinascimento, in quello stile che chiamarono mude jar; stile che finì con degenerare alla sua volta nei capricci del plateresco, malamente tritando in gingilli da oreficeria la severità delle linee costruttive .

Nulla di queste aberrazioni nell’opera del Nostro; la quale è bensì traricca d’ornamenti, aduna bensì tutti gli esemplari dell’archeggiare arabo, ma senza uscire dalla inesauribile miniera stilistica del tempo. In un solo caso si può dire che l’artista si sia alquanto emancipato dalla tradizione: nell’avere, cioè, adottato un coronamento a modiglioni, che talvolta sostiene, è vero, anche negli edifizii arabi, grondaje di amplissima tesa, come richiede, in clima torrido o quasi, il gran sole; e anche qui ce ne offre un esempio il padiglione delle scuderie, elegantissimo; ma non si vede che vada di conserva con le merlature; laddove, sul culmine di Villa Pia, una ne corre, traforata e intagliata nel più pretto stile orientale, delle più leggiadre che possano imaginarsi. Vano sarebbe entrare in particolari descrittivi, dove molte ed ottime eliografie permettono al lettore di rendersi ragione d’ogni cosa coi


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