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il castello sforzesco di milano

e della sala dei “fazoli„ (fazzoletto annodato, impresa visconteo-sforzesca); ed il proposito suo di affrettare il momento di poter abitare nel Castello, appare da una lettera del dicembre dello stesso anno: “poichè volemo che siano dipincte quelle sale intanti la festa de Natale, et bisognerà lavorar de dì et de nocte, si concedeporta di uscita verso il “barcho„ e loggetta di galeazzo m. sforza. l’accesso ai pictori de nocte, purchè non portino seco altra arma che li loro strumenti„.

La diffidenza che queste parole rivelano, si era affermata anche in una precedente lettera ducale, che conteneva le seguenti istruzioni al castellano: “poichè accade alcuna fiata che quelli nostri filioli hanno qualche poco male, quando occorre medico, o speziale si lasci libero l’accesso, stando però tu a la porta, tanto all’entrare che all’uscire per più nostra sicurezza„. I figlioli cui si allude erano i figli naturali di Galeazzo Maria, di cui la stessa sposa del Duca aveva dovuto incaricarsi della custodia, fra i quali era la bimba Caterina, nata nel 1463, che abitò in Castello sino all’epoca del suo matrimonio con Girolamo Riario, ed è dalla storia ricordata per la eccezionale energia di cui diede prova nella sua vita avventurosa. E si può anzi ritenere che gli anni della fanciullezza, trascorsi da Caterina Sforza nell’ambiente militare del Castello di Milano, contribuirono a predisporre questa donna singolare a quella forza d’animo e virilità di propositi, che si affermarono specialmente nel 1500, coll’eroica difesa della Rocca di Forlì contro gli attacchi di Cesare Borgia.

Devesi notare come la impazienza dimostrata dal Duca affinchè le sale fossero allestite per il Natale del 1469 si spieghi colla circostanza che Galeazzo Maria aveva deciso dovesse nel Castello aver luogo la cerimonia del giuramento di fedeltà della città di Milano: infatti ai 30 di dicembre, i 900 cittadini che componevano il Consiglio generale, radunati nella corte del Castello, prestarono giuramento alla presenza del Duca: all’infuori di tale straordinaria cerimonia, non si trova altro indizio che fosse concesso di entrare nel Castello; solo nel 1473 il Duca permise che il popolo vi penetrasse per ascoltare le prediche quaresimali, nella quale circostanza


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