Pagina:Ville e castelli d'Italia.pdf/36

Da Wikisource.

il castello sforzesco di milano

perparte inferiore della torre di bona e la statua di san giovanni nepomuceno. andare a comprare de le cose che sono per la città: et non essendo qui la consuetudine de andare cum li panicelli, pare che per alcune done gli volesse esser detto villanie, et la prefata mia consorte se azuffò et cominciò dirle villanie a loro, per modo che se credeteno de venire a le mani. Ritornarono poi a casa tutte sguazate et strache, che facevano uno bello vedere„.

Nel 1492 Isabella d’Este, ritornata a visitare la sorella Beatrice nel Castello di Milano, così scriveva a Ferrara:

“Hozi il Sig. Lodovico ne ha mostrato el tesoro, qual altre volte ha anche veduto V. S. ma con gionta de due casse piene de ducati et una de quarti, che ponno esser longe due braza e mezo l’una, et large uno e mezo, e altrettanto alte: che Dio volesse, che nui che spendiamo voluntera, ne havessimo tanti„.

Dal Castello di Porta Giovia, Beatrice amava portarsi ai boschi di Cusago, per divertirsi: il capitano Galeazzo Visconti così scriveva ad Isabella d’Este, nel febbraio del 1494:

“Questa matina, che è venerdì, la Duchessa (Beatrice) cum tute le sue done e io in compagnia, siamo montati a cavallo a XV ore, et siamo andati a Cusago e me bisognò montare in careta insieme con la Duchessa et Diodà (buffone) et qui cantasemo più de XXVuna sala terrena della rocchetta. - Scoltura moderna. canzone molto bene acordate a tre voce, con Diodà tenore, et io, quando contrabasso, quando sovrano, et la Duchessa sovrano, facendo tante pazie che credo de aver fato questo guadagno, de esser magior pazo che Diodà„.

Arrivati a Cusago si recarono a cacciare, uccidendo “parecchi uxeli, et fato questo, ad ore XXII andasemo ad una cacia de cervi e caprioli, et amazato doi cervi e doi caprioli,


– 18 –