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il castello sforzesco di milano

decorazione della volta, nella sala delle “asse„. Corte di Napoli, così descrive una scena intima di quella Corte, nell’occasione di una grave malattia della giovinetta Isabella: “oniuno la giudicava morta et tuta la corte in oratione, dico dei nostri e nostre lombardi: questi nobili cortexani napoletani per lo affano de la Ill.a madona stavano in guardacamera con tale poca riverentia a ridere... trarsi dreto cussini l’uno con l’altro, con tante inoneste parole, che a mi paria un altro mundo: tanto più che madona (la madre Ippolita Sforza) mandava a loro le sue done, pregandoli che volessero taxere, ne mai per questo restarno„.

Lo stesso Nicolò ci tratteggia una scena intima della Corte del Re d’Aragona:

“La matina de Pascha, fata la mia chomunione, andai in Castello Novo per vedere la messa del signor Re, et a la predica vennero le figlie del re con alcune donne, tra le qualli una disse al frate, in mezo de la predica, che facesse presto. Et stando a quella predica, non avendo altro pensero, uno di questi cani (napoletani) me inverso le maniche del vestito, del che mi corrogai, anche perchè continuamente me pongeno con parole; non di manco sararò gli ochi, stoparò la bocha„. Egli scriveva pure di trovare scarso il cibo alla tavola del re, “maxime considerato come s’è nutrito e servito S.a Signoria„.

Colla prima capitolazione del Castello di Porta Giovia, avvenuta nel settembre 1499, si chiuse il periodo prettamente sforzesco, durato meno di mezzo secolo, ma


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